La Cipollata o ''l'ova sperse'' - itLanuvio

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RICETTE LANUVINE

La Cipollata o ”l’ova sperse”

Ricetta lanuvina

Questa ricetta ha un qualcosa di speciale. Leggendo gli ingredienti mi è sembrato quasi di vedere il contadino civitano che ritornava a casa dopo una dura giornata di lavoro nei campi, portando con se quello che di buono la campagna gli aveva generosamente offerto: cipolle, peperoncini e pomodorini. Nel pollaio la galline avevano deposto uova preziose, sufficienti a sfamare e nutrire un’intera famiglia. Ecco allora che le cuoche sapienti dell’epoca andavano a cucinare insieme tutti questi ingredienti, servendo a tavola profumi, sapori e nutrienti.

Pomodori appena raccolti

Pomodori appena raccolti

 

Questi gli ingredienti per l’antica ricetta civitana:

2 litri di acqua
1 Kg di cipolle con tutta la coda

Uova (1 o 2 a persona)
Olio evo
Sale
Peperoncino
Pomodorini freschi
Pane raffermo
Pecorino

All’epoca era frequente cucinare le pietanze nelle pentole di terracotta, con le quali i profumi ed i sapori sembravano avere un’altra intensità, un altro valore. Nella pentola mettevano l’olio, le cipolle affettate ed il peperoncino e lasciavano soffriggere alcuni minuti. Successivamente univano i pomodorini freschi e l’acqua, aggiustavano di sale, proseguendo la cottura a fuoco moderato. Prima di essere aggiunta nella pentola di terracotta l’acqua veniva riscaldata a parte fino ad ebollizione, per evitare sbalzi termici quando veniva aggiunta al sugo. Le pentole di terracotta infatti rappresentavano una dotazione preziosa all’epoca e venivano trattate con cura onde evitare si danneggiassero.

 

Ricetta lanuvina
La cipollata o l’ova sperse

 

Tornando indietro nel tempo, quando i fornelli a gas non erano ancora arrivati nelle case dei Civitani, è possibile immaginare le signore intente a mescolare gli ingredienti sul fuoco di un camino o di un braciere, stando attente affinché nulla si bruciasse. Il profumo della preparazione culinaria doveva allora confondersi con l’odore della legna scoppiettante nel camino, creando un’alchimia che oggi probabilmente ai nativi digitali è tecnicamente impossibile da spiegare. Il sugo di cipolle e pomodorini veniva fatto cuocere per almeno una mezzora, lasciando evaporare buona parte dell’acqua aggiunta. Negli ultimi cinque minuti di cottura venivano rotte le uova ed aggiunte al preparato, affinché si perdessero affondando nel sugo. Quando le uova erano rassodate il coccio veniva tolto dal fuoco e lasciato raffreddare. La brace del camino serviva anche per bruscare alcune fette di pane casereccio. Il sugo con le uova veniva così servito con il pane ed un’abbondante spolverata di pecorino. A tavola ci si accontentava di poco, ed all’epoca si ignorava assolutamente il fatto che quel poco, in realtà, era incredibilmente tanto!!

La Cipollata o ”l’ova sperse” ultima modifica: 2018-07-27T10:59:43+02:00 da Andrea Galati

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